Ho sempre avuto un debole per i truffatori gentiluomini: Da Frank Abbagnale, agli incontrastati maestri partenopei, sovrani di doppiopacco e contropaccotto.

Considero la truffa una forma d’arte, specie se ordita ai danni di chi, pur in possesso dei requisiti sufficienti per scamparla serenamente, ne rimane comunque vittima.

Al giorno d’oggi però, vuoi per il proliferare delle crisi economiche, vuoi per l’avvento di un neo umanesimo che vede l’intelletto italico elevarsi all’eccellenza, sfilare soldi dalle tasche della gente è impresa sempre più ardua.

Alcuni grandi pensatori sono dunque intervenuti e scommettendo sul cuore d’oro di un popolo universalmente noto per la mamma e il mandolino, hanno elaborato raffinati stratagemmi al fine di contrastare l’improvvisa, scarsa attitudine al raggiro.

Hanno quindi visto la luce fior di ONLUS farlocche e centinaia di franchising di miserie varie, fra cui l’esercito degli impermeabilisti nudi da semaforo, uomini e donne lerci come spurgatori di pozzi che, coperti solo da un trench infestato da Ebola, reclamano monete da un euro in su.

Per 50 centesimi invece ti scaracchiano sul vetro, decorandolo di melme variopinte.

La miseria è una brutta cosa, la malattia anche di più.

Per qualcuno però entrambe rappresentano un business.

Chi non ha mai ricevuto una lettera dei “Crociati infervorati di Don Bosco” o delle “Ancelle paraculerrime del preziosissimo sangue”?

Ci sono anche i ” Guerrieri di Cristo “ che

scrivono su carta intestata del “Ministero di Gesù”, accludendo un bollettino postale con minacce pre compilate.

Penso che la beneficienza sia un atto nobile e dovuto, ma dico, porca zozza, vogliamo vedere a chi vanno ‘sti soldi?

Io ho tre figli in Mali e una renna sordomuta in Lapponia.

Tutti veri, ho controllato.

Una mia amica invece, dopo aver adottato a distanza una neonata, è volata in Africa per scoprire che in realtà foraggiava da mesi un troione di mezz’età.

Mi rivolgo a voi falsi clown da ospedale pediatrico, spacciatori di famiglie indigenti e frati oblati al sacro Iban.

Che siate semplici dipendenti, o vice presidenti con delega alla sofferenza.

Risulto volgare se affermo che avete rotto il cazzo?