Sono andata a cercare sul vocabolario la parola “Reality”.

L’ho fatto perché frequentando delle amiche che stanno in fissa, ho scoperto con raccapriccio che l’anglofona parola ha più o meno il significato di ” Spettacolo della realtà “.

Ora, se non ricordo male, la realtà è quella cosa che esiste o succede effettivamente.

Così, dagli abissi del mio encefalo, ho cominciato a sollevare alcune perplessità.

Non so, per esempio, se ” Animali imbarazzanti ” lo si possa accostare al suddetto genere.

Confesso infatti di non aver mai avuto il piacere di imbattermi in un castoro petomane o in un pesce rosso con la gastrite, i quali invece, a quanto pare, abbondano.

Non ho mai neanche incontrato i piccoli cuochini possedutini di ” Junior masterchef “, che si sfidano a colpi di Tarte tatìn e Soufflè. Ero semplicemente rimasta al ” Dolceforno ” e alle sue miracolose esternazioni di frittelle cancerogene.

Mi danno da pensare anche i programmi di ristrutturazioni

domestiche nei quali una famiglia, che possiede la casa più brutta e trascurata del sistema solare, viene insultata da una gaya coppia di arredatori.

I due allegri designer infatti, coadiuvati da una squadra di operai strappati probabilmente alla NASA, abbattono e  ricostruiscono la straziante magione in meno di due giorni.

Io vorrei fargli tanto notare che quando ho dovuto rifare il cesso, per sbattere fuori i muratori dopo sei mesi, ho dovuto far lanciare una ” Fatwa ” da mia suocera, che quando s’incazza, Dio ci aiuti e protegga.

Il fatto, miei adorati amici, è che ora rischiamo di confondere la “reality” con la realtà.

Potremmo allora credere di avere una chance di ringiovanire di dieci anni in dieci giorni o di diventare la next top model. Vi dico solo che la mia vicina di casa Mariona, per esempio, si è fissata che vuole fare ” Lady Burlesque “.

Il problema è che pesa duecento chili, ha baffi foltissimi ed è greve come un portuale in sciopero.

Allora io mi permetto di suggerire alcuni titoli che potrebbero dare un senso più terreno ai prodotti dell’etere;

” Chi vuol prender un congiuntivo?” ad esempio, potrebbe essere ambientato alla riunione del mio condominio.

” Master Scipp ” invece si potrebbe realizzare proprio sotto  casa, in prossimità del parcheggio. In alternativa proporrei di aggiungere una scritta in cui si spiega che quello che vediamo è frutto della fantasia di alcuni autori che non riescono ad abbandonare la comunità di recupero a loro riservata.

Se poi invece siete proprio di coccio, cazzo, piazzo due telecamere nell’intimità della mia casa e ci penso io a dare un senso al genere.