L’opera per la quale mi sono recata al cinematografo affrontando la ressa di una giornata pre-festiva è il lungometraggio “ Come un gatto in tangenziale “, gustosa commedia italiana che, pur coadiuvata da una simpatica veste ironica, offre allo spettatore uno spaccato reale e doloroso del tema dell’integrazione etnica e sociale.

Al di là dello sforzo apprezzabile del regista e degli attori tutti di stigmatizzare alcuni aspetti di una realtà spesso amara, viene da chiedersi se la scelta del dialetto romano possa risultare efficace anche per chi non conosce la realtà, le abitudini e i linguaggi propri di chi risiede nella capitale.

 

Ciò detto, visto che io a Roma ce so’ nata, ce vivo e ce abito, ve giuro sulla Lazio che me so’ spaccata dalle risate tipo che quando so’ uscita ancora me tenevo la panza.

Tipo che a casa ancora stavo a ripete le battute.

Tipo che se me gira, vado pure a rivedello.

 

Il bravo critico ora chioserebbe:

“Bravissimi gli interpreti Paola Cortellesi e Antonio Albanese, ottimi i co – protagonisti, brillante la regia al servizio di una sceneggiatura sempre puntuale. “

 

Io invece ve dico:

Fidateve de una che spesso nun ride manco se je fate er solletico.

Alzate le chiappe, cacciate du’ spicci e annate de prescia a vede’ ‘sto film.

Daje va, che poi me dite Grazie.